(nato a Mumbai nel 1954 – vive e lavora a Londra)
Pouch, 2006, vetroresina e vernice, 244,5 x 174 x 60 cm, (PP)

Provenienza:
Lisson Gallery, Londra
ivi acquistato dall’attuale proprietario –
Collezione privata europea

Esposizioni:
Malaga, Centro de Arte Contemporáneo de Málaga, Anish Kapoor: My Red Homeland, 27 gennaio - 30 aprile 2006, catalogo della mostra p. 63, con riproduz.;
Vienna, Belvedere, Love Story, 15 giugno - 5 ottobre 2014, catalogo della mostra p. 155, con riproduz.

Bibliografia:
David Anfam (a cura di), Anish Kapoor, Londra 2009, p. 359, con riproduz.

“Ho creato opere che consistono in buchi nel pavimento, che sono direttamente, se così si può dire, la caduta – ma quella caduta non deve necessariamente essere verso il basso. Si può precipitare, curiosamente, anche in direzione dell’orizzonte o persino verso l’alto. Tuttavia è la vertigine ad essere al centro di questo – il disorientamento.”
(“A Conversation. Anish Kapoor with Donna de Salvo,” in: Anish Kapoor. Marsyas, Londra: Tate Publishing, 2002, p. 62)

Anish Kapoor, che va annoverato tra gli artisti più influenti della sua generazione, indaga nelle sue sculture e costruzioni sconvolgenti la fenomenologia dello spazio ed il concetto di vuoto. Le sue opere, ch'egli produce in materiali fortemente tattili o riflettenti come pigmento colorato, cera, specchi, acciaio lucidato o vetroresina, mostrano in gran numero contraddizioni metafisiche spinte all'estremo. Kapoor congiunge forme concave e convesse compenetranti, interne ed esterne, solide ed immateriali. In numerose opere impiega superfici altamente lucidate, le quali, in quanto metafore della percezione, catturano ed assorbono il loro ambiente circostante per rimandarlo potenziato. Nell'osservatore egli produce un inconfondibile spostamento delle coordinate spaziali, che spesso si accompagna ad una sensazione di caduta, un momento di risucchio interno, di perdita di se stessi.

La scultura Pouch incarna una trasformazione, caratteristica dell’artista, tra volume chiuso e corpo cavo. Ciò che di lato assomiglia ad una borsa rivoltata è, se visto davanti, un canale che porta in profondità, un portale in un altro mondo che imprigiona completamente l'osservatore già per via della sua dimensione, facendolo piombare in uno spazio immateriale, mistico. Nell'interrelazione tra spazio e colorazione rossa intensa svanisce il confine tra scultura e pittura. Alla domanda perché egli da tanti anni operi in continuazione con il colore rosso, Kapoor rispose: "Penso che abbia a che fare col fatto che esso è biologico. Che noi leggiamo noi stessi nel colore rosso. (...) Il rosso ha contrariamente al nero anche una qualità di interiorità."
(Anish Kapoor in: “Ich will nur spielen”, intervistato da Heike Fuhlbrügge, Art Magazine, 2013)