Maria Lassnig *
(Kappel, Carinzia, 1919–2014 Vienna)
“Zwei Figuren” [Due figure], 1962, firmato M. Lassnig, olio su tela, 75 x 114 cm, con cornice, (K)
Quest’opera sarà inserita nel catalogo ragionato di prossima pubblicazione.
Provenienza:
Galerie Ulysses, Vienna
Collezione viennese
... Di certo non dipingo o disegno il corpo come un ‘oggetto’ (se mi è capitato di farlo in passato si trattava di eccezioni, come ad esempio nel mio realismo americano o nei dipinti drastici odierni) - io dipingo le sensazioni del corpo. Mostrare una sensazione sopra una superficie è tanto possibile o impossibile quanto lo è il tentativo di mostrare, per esempio, un suono. Con il tatto la possibilità è maggiore, poiché può venire percepito come più localmente limitato.
Può un pensiero essere mostrato e successivamente sbucciato? È già abbastanza difficile collocare una sensazione (come ogni medico sa) - e poi l’artista si scontra con la realtà.
Si ha il desiderio di recintare e racchiudere questi luoghi, che sono dotati di una certa estensione (ho sempre chiamato questa manovra ‘recintare le nubi’), e che si trasformano in una forma. Come ho detto per molto tempo, questi luoghi variano a seconda del potere di concentrazione che l’artista dirige verso un punto del corpo, questi luoghi sono qui correlati al tempo, svaniscono e riappaiono altrove, è soltanto possibile trovare la risultante fra di essi, e tale risultante è perciò, di solito, l’elemento volontario presente in questo sforzo. Tuttavia, l’elemento volontario è allo stesso tempo la libertà e la gioia dell’artista. Collegare questi luoghi con linee (o, in modo meno diretto, con aree) produce una forma.
Ogni cosa ha una forma: una nuvola, persino una linea ha il proprio spessore, la propria lunghezza, la pressione con cui è stata tracciata, la propria morbidezza o ruvidità, in breve la propria forma, e ogni punto, macchia o chiazza di pittura, allo stesso modo, è dotata di una propria struttura. – Nello scegliere, l’artista probabilmente non dovrebbe avere la possibilità di una scelta razionale, ma LA NECESSITA’ di scegliere qualcosa. Ci sono cose che sono prive di linguaggio, che non esistono linguisticamente. Alcune persone parlano di mistero in questi casi o, per citare Kant: ciò che è ‘inimmaginabile’ è anche ‘innominabile’. Ma questo, in realtà, non mi preoccupa in questa sede, dato che io nomino: ginocchio, guancia, fianco, ecc. e ritraggo queste cose con uno stile ora più realistico, ora più astratto.
Solo il ‘come’ diventa una scelta, e di conseguenza la mia scelta è il mistero e non la decisione di scegliere la stessa cosa di prima, ma qualcosa di diverso, sempre qualcosa di differente. Trovare stabilità e permanenza nella variabilità è una sfida per l’arte.
Maria Lassnig, Körperbilder, catalogo: Museo di Arte Moderna della Carinzia, Klagenfurt 2006
Posso cominciare solo su una tela bianca. Dipingere sopra una tela già utilizzata, per cominciare da lì... c’è qualcosa di di problematico al riguardo, è come trovarsi impantanati: non riesco a costruire qualcosa su qualcos’altro.
L’impasto della pittura è troppo accidentale. Il mio approccio, il mio punto di partenza, è misterioso a sufficienza da doverlo districare, da fare sì che io lo debba chiarire.
Maria Lassnig, 1960, note di diario
Esperta: Mag. Elke Königseder
Mag. Elke Königseder
+43-1-515 60-358
elke.koenigseder@dorotheum.at
25.11.2015 - 18:00
- Prezzo realizzato: **
-
EUR 341.202,-
- Stima:
-
EUR 130.000,- a EUR 180.000,-
Maria Lassnig *
(Kappel, Carinzia, 1919–2014 Vienna)
“Zwei Figuren” [Due figure], 1962, firmato M. Lassnig, olio su tela, 75 x 114 cm, con cornice, (K)
Quest’opera sarà inserita nel catalogo ragionato di prossima pubblicazione.
Provenienza:
Galerie Ulysses, Vienna
Collezione viennese
... Di certo non dipingo o disegno il corpo come un ‘oggetto’ (se mi è capitato di farlo in passato si trattava di eccezioni, come ad esempio nel mio realismo americano o nei dipinti drastici odierni) - io dipingo le sensazioni del corpo. Mostrare una sensazione sopra una superficie è tanto possibile o impossibile quanto lo è il tentativo di mostrare, per esempio, un suono. Con il tatto la possibilità è maggiore, poiché può venire percepito come più localmente limitato.
Può un pensiero essere mostrato e successivamente sbucciato? È già abbastanza difficile collocare una sensazione (come ogni medico sa) - e poi l’artista si scontra con la realtà.
Si ha il desiderio di recintare e racchiudere questi luoghi, che sono dotati di una certa estensione (ho sempre chiamato questa manovra ‘recintare le nubi’), e che si trasformano in una forma. Come ho detto per molto tempo, questi luoghi variano a seconda del potere di concentrazione che l’artista dirige verso un punto del corpo, questi luoghi sono qui correlati al tempo, svaniscono e riappaiono altrove, è soltanto possibile trovare la risultante fra di essi, e tale risultante è perciò, di solito, l’elemento volontario presente in questo sforzo. Tuttavia, l’elemento volontario è allo stesso tempo la libertà e la gioia dell’artista. Collegare questi luoghi con linee (o, in modo meno diretto, con aree) produce una forma.
Ogni cosa ha una forma: una nuvola, persino una linea ha il proprio spessore, la propria lunghezza, la pressione con cui è stata tracciata, la propria morbidezza o ruvidità, in breve la propria forma, e ogni punto, macchia o chiazza di pittura, allo stesso modo, è dotata di una propria struttura. – Nello scegliere, l’artista probabilmente non dovrebbe avere la possibilità di una scelta razionale, ma LA NECESSITA’ di scegliere qualcosa. Ci sono cose che sono prive di linguaggio, che non esistono linguisticamente. Alcune persone parlano di mistero in questi casi o, per citare Kant: ciò che è ‘inimmaginabile’ è anche ‘innominabile’. Ma questo, in realtà, non mi preoccupa in questa sede, dato che io nomino: ginocchio, guancia, fianco, ecc. e ritraggo queste cose con uno stile ora più realistico, ora più astratto.
Solo il ‘come’ diventa una scelta, e di conseguenza la mia scelta è il mistero e non la decisione di scegliere la stessa cosa di prima, ma qualcosa di diverso, sempre qualcosa di differente. Trovare stabilità e permanenza nella variabilità è una sfida per l’arte.
Maria Lassnig, Körperbilder, catalogo: Museo di Arte Moderna della Carinzia, Klagenfurt 2006
Posso cominciare solo su una tela bianca. Dipingere sopra una tela già utilizzata, per cominciare da lì... c’è qualcosa di di problematico al riguardo, è come trovarsi impantanati: non riesco a costruire qualcosa su qualcos’altro.
L’impasto della pittura è troppo accidentale. Il mio approccio, il mio punto di partenza, è misterioso a sufficienza da doverlo districare, da fare sì che io lo debba chiarire.
Maria Lassnig, 1960, note di diario
Esperta: Mag. Elke Königseder
Mag. Elke Königseder
+43-1-515 60-358
elke.koenigseder@dorotheum.at
Hotline dell'acquirente
lun-ven: 10.00 - 17.00
kundendienst@dorotheum.at +43 1 515 60 200 |
Asta: | Arte contemporanea |
Tipo d'asta: | Asta in sala |
Data: | 25.11.2015 - 18:00 |
Luogo dell'asta: | Vienna | Palais Dorotheum |
Esposizione: | 14.11. - 25.11.2015 |
** Prezzo d’acquisto comprensivo dei diritti d’asta acquirente e IVA(Paese di consegna Austria)
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