Eberhard Havekost *
(Dresda 1967 nato)
“Blau”, 1998, sul retro intitolato, firmato, datato Havekost M98, olio su tela, 200 x 140 cm, (PP)
Provenienza:
Galerie fratelli Lehmann, Dresda.
Europa, Collezione privata.
Nelle sue opere Havekost usa immagini mediatiche della televisione e dei giornali e adatta anche sue fotografie, da lui manipolate al computer. Ciononostante il lavoro di Havekost – a differenza di quello di Gerhard Richter – non è lo scettico tentativo di un pittore di innalzare il valore di motivi fotografici, egli si occupa piuttosto dello scetticismo che connota il modo mediatico di trattare la fotografia come documentazione.
Havekost considera la fotografia un mezzo per creare distanza. Quest’ultima è poi ancor più intensificata nel suo percorso verso il dipinto con i procedimenti tecnici della scansione e della manipolazione digitale. Fine di questo metodo è quello di far retrocedere il fisico o il privato, come lo designa l’artista, a vantaggio della struttura o della facciata. L’esito di questa strategia creativa sono opere oscillanti tra descrizione asettica e presentazione altamente emotiva. Dipinti capaci di suscitare nello spettatore un vero sentimento di smarrimento in relazione alla loro paternità, possono apparire diametralmente opposte alla loro esecuzione pittorica.
La presente opera è uno dei dipinti „tecnoidei“, geometricamente costruiti di Havekost . A differenza dei suoi lavori “organici” più liberamente dipinti, queste costruzioni sono raffigurate come prive di figure umane. Il caseggiato è dipinto se fosse un’immagine televisiva con strisce di colore allineate l’una all’altra. Un gioco di rovesciamenti origina una superficie oscillante, suddivisa in strisce nettamente contornate, senza che questo produca d’altronde alcuna differenza qualitativa. Ciò che è qui dipinto non è una struttura sociale da noi interpretabile con i mezzi tradizionali della sociologia, ma la dissoluzone di quella forma di realtà sociale in uno spazio virtuale, nel non-luogo delle „finestre“. La disponibilità universale e il non-luogo sono proprietà comuni al mezzo elettronico paradigmatico e agli oggetti della raffigurazione. I dipinti di Havekost smascherano una situazione televisiva universale, nella quale è impossibile distinguere fra l’oggetto raffigurato e la sua raffigurazione.
I dipinti Havekost ci invitano a costruire una narrazione e a creare campi di associazioni, trattenendoci all’improvviso nel bel mezzo dell’eccesso di immagini della nostra vita mediaticamente satura e spingendoci a scoprire, con dubbio e sospetto crescente, un’inaspettata profondità dietro a queste superfici dipinte.
Esperta: Mag. Patricia Pálffy
Mag. Patricia Pálffy
+43-1-515 60-386
patricia.palffy@dorotheum.at
10.06.2015 - 19:00
- Stima:
-
EUR 40.000,- a EUR 60.000,-
Eberhard Havekost *
(Dresda 1967 nato)
“Blau”, 1998, sul retro intitolato, firmato, datato Havekost M98, olio su tela, 200 x 140 cm, (PP)
Provenienza:
Galerie fratelli Lehmann, Dresda.
Europa, Collezione privata.
Nelle sue opere Havekost usa immagini mediatiche della televisione e dei giornali e adatta anche sue fotografie, da lui manipolate al computer. Ciononostante il lavoro di Havekost – a differenza di quello di Gerhard Richter – non è lo scettico tentativo di un pittore di innalzare il valore di motivi fotografici, egli si occupa piuttosto dello scetticismo che connota il modo mediatico di trattare la fotografia come documentazione.
Havekost considera la fotografia un mezzo per creare distanza. Quest’ultima è poi ancor più intensificata nel suo percorso verso il dipinto con i procedimenti tecnici della scansione e della manipolazione digitale. Fine di questo metodo è quello di far retrocedere il fisico o il privato, come lo designa l’artista, a vantaggio della struttura o della facciata. L’esito di questa strategia creativa sono opere oscillanti tra descrizione asettica e presentazione altamente emotiva. Dipinti capaci di suscitare nello spettatore un vero sentimento di smarrimento in relazione alla loro paternità, possono apparire diametralmente opposte alla loro esecuzione pittorica.
La presente opera è uno dei dipinti „tecnoidei“, geometricamente costruiti di Havekost . A differenza dei suoi lavori “organici” più liberamente dipinti, queste costruzioni sono raffigurate come prive di figure umane. Il caseggiato è dipinto se fosse un’immagine televisiva con strisce di colore allineate l’una all’altra. Un gioco di rovesciamenti origina una superficie oscillante, suddivisa in strisce nettamente contornate, senza che questo produca d’altronde alcuna differenza qualitativa. Ciò che è qui dipinto non è una struttura sociale da noi interpretabile con i mezzi tradizionali della sociologia, ma la dissoluzone di quella forma di realtà sociale in uno spazio virtuale, nel non-luogo delle „finestre“. La disponibilità universale e il non-luogo sono proprietà comuni al mezzo elettronico paradigmatico e agli oggetti della raffigurazione. I dipinti di Havekost smascherano una situazione televisiva universale, nella quale è impossibile distinguere fra l’oggetto raffigurato e la sua raffigurazione.
I dipinti Havekost ci invitano a costruire una narrazione e a creare campi di associazioni, trattenendoci all’improvviso nel bel mezzo dell’eccesso di immagini della nostra vita mediaticamente satura e spingendoci a scoprire, con dubbio e sospetto crescente, un’inaspettata profondità dietro a queste superfici dipinte.
Esperta: Mag. Patricia Pálffy
Mag. Patricia Pálffy
+43-1-515 60-386
patricia.palffy@dorotheum.at
Hotline dell'acquirente
lun-ven: 10.00 - 17.00
kundendienst@dorotheum.at +43 1 515 60 200 |
Asta: | Arte contemporanea |
Tipo d'asta: | Asta in sala |
Data: | 10.06.2015 - 19:00 |
Luogo dell'asta: | Vienna | Palais Dorotheum |
Esposizione: | 30.05. - 10.06.2015 |