Lotto No. 568


Giovanni Buonconsiglio, il Marescalco


Giovanni Buonconsiglio, il Marescalco - Dipinti antichi

(Vicenza intorno al 1460– Venezia 1535/37)
Una delegazione di monaci,
olio su tela, cm 82 x 61,5, in cornice

Bibliografia:
B. M. Savy, Giovanni Buonconsiglio: qualche considerazione e un’aggiunta al catalogo, in: Prospettiva. Rivista di storia dell’arte antica e moderna, n. 98–99, aprile – luglio 2000, pag. 160–171, fig. 3.

La tipologia della costruzione spaziale nella composizione in oggetto ha una precisa matrice nella cultura figurativa milanese. Anche la deformazione prospettica che qui ricorre, in cui si leggono in filigrana la Pesatura dell'oro nel tondo dell'Argo di Bramantino, o l'Adorazione dei Magi nella collezione Layard, risale ad un ascendente milanese. Il ricorso alla visione dal basso, che ebbe inizio negli anni Novanta del Quattrocento a Milano, esercitò la sua influenza anche sugli artisti formatisi nel Cinquecento. Ciò valeva anche per il giovane Romanino, pittore che ben presto sarebbe divenuto uno dei grandi interpreti dell'arte di Giorgione e Tiziano nell'Italia settentrionale.

Nel dipinto in esame colpisce l'incastro della struttura del trono dentro un salone tardogotico veneziano, come in un disegno rinascimentale. Lo spazio è reso con la massima precisione, per cui la scena ci appare come se fossimo alla Ca’ d’Oro o a Palazzo Ducale. La ricostruzione così puntigliosa di un'interno tardogotico veneziano fa venire in mente il disegno di Chatsworth (n. 742) con il Martirio di un santo, attribuito a Romanino alla mostra del 1965, ma che in realtà era stato eseguito dal giovane Giorgione. E' inoltre di grande interesse l'improvvisa entrata in scena, nel bel mezzo di una festa di corte, dei monaci benedettini. Ci appaiono come una massa scura e dilatata dalla visione dal basso, una lacerazione cromatica geniale che introduce un tocco di mistero e d'inquietudine nella festa, a cui risponde, incontro ai tre monaci, la prominenza che ha la sfinge nel disegno del trono. Quale sia la storia rappresentata, non si può dire con certezza: tre monaci, si direbbero benedettini, vengono ricevuti dal signore di una corte. Anche la destinazione è difficile da immaginare, considerando le misure della tela: il quadro è piccolo, ma il respiro della composizione è monumentale, e reggerebbe le dimensioni di un affresco parietale.

Marescalco nacque a Vicenza e dopo il 1490 si formò presso Bartolomeo Montagna. Per un verso il giovane pittore intensifica il dialogo con l'ambiente milanese, bramantesco e bramantinesco, per l'altro s'inserisce nella Venezia degli ultimissimi anni del Quattrocento con una diversa capacità di appropriazione del linguaggio di Giovanni Bellini. Della prima stagione, a metà degli anni Novanta del Quattrocento, il capolavoro è il Compianto su Cristo morto al museo di Vicenza. In seguito fu attivo in Montagnana, nel cantiere del duomo, e a Venezia, dove dipinse due pale d'altare. Il precoce interesse per il Giorgione nella pala di Castelfranco continua ad innestarsi su una concezione dello spazio che non è veneta ma nettamente lombarda. Inevitabile è pertanto il suo affiancare il percorso di Boccaccio Boccaccino, che a Venezia dall'anno 1500 mostrò interesse per Bellini e Giorgione, ma con un'esperienza alle spalle in ambiti lombardo ed emiliano, o quello del giovane Lorenzo Lotto, nella cui formazione ebbe un ruolo evidente l'incontro con la civiltà di Bramante.

Il classicismo lagunare, in crescita a partire dal 1507, mette in difficoltà il Marescalco, come s'intuisce chiaramente dalle sue pale d'altare per il duomo di Montagnana, eseguite nel 1507 e 1511. La sua Santa Caterina d'Alessandria, invece, anch'essa eseguita per la medesima chiesa e datata 1513 (la cui firma fu ritenuta da molti come ridipinta, mentre la data fu un tempo letta come 1514), è nuovamente assestata su una sonorità di spazio lombarda, tanto da doversi pensare che l'arrivo di Romanino a Padova nel 1513 e la messa in opera l'anno dopo, nel coro di Santa Giustina, della pala che oggi si trova al Museo Civico di Padova, destarono l'anno dopo l'interesse del pittore. Il dipinto in esame è forse piuttosto ascrivibile a questa fase dello sviluppo artistico del pittore.

Ringraziamo il professor Alessandro Ballarin per aver catalogato il dipinto in esame.

Prof. Enrico Maria Dal Pozzolo ha confermato l’attribuzione a Giovanni Buonconsiglio, il Marescalco dopo aver esaminato il dipinto dal vivo.

09.04.2014 - 18:00

Stima:
EUR 50.000,- a EUR 70.000,-

Giovanni Buonconsiglio, il Marescalco


(Vicenza intorno al 1460– Venezia 1535/37)
Una delegazione di monaci,
olio su tela, cm 82 x 61,5, in cornice

Bibliografia:
B. M. Savy, Giovanni Buonconsiglio: qualche considerazione e un’aggiunta al catalogo, in: Prospettiva. Rivista di storia dell’arte antica e moderna, n. 98–99, aprile – luglio 2000, pag. 160–171, fig. 3.

La tipologia della costruzione spaziale nella composizione in oggetto ha una precisa matrice nella cultura figurativa milanese. Anche la deformazione prospettica che qui ricorre, in cui si leggono in filigrana la Pesatura dell'oro nel tondo dell'Argo di Bramantino, o l'Adorazione dei Magi nella collezione Layard, risale ad un ascendente milanese. Il ricorso alla visione dal basso, che ebbe inizio negli anni Novanta del Quattrocento a Milano, esercitò la sua influenza anche sugli artisti formatisi nel Cinquecento. Ciò valeva anche per il giovane Romanino, pittore che ben presto sarebbe divenuto uno dei grandi interpreti dell'arte di Giorgione e Tiziano nell'Italia settentrionale.

Nel dipinto in esame colpisce l'incastro della struttura del trono dentro un salone tardogotico veneziano, come in un disegno rinascimentale. Lo spazio è reso con la massima precisione, per cui la scena ci appare come se fossimo alla Ca’ d’Oro o a Palazzo Ducale. La ricostruzione così puntigliosa di un'interno tardogotico veneziano fa venire in mente il disegno di Chatsworth (n. 742) con il Martirio di un santo, attribuito a Romanino alla mostra del 1965, ma che in realtà era stato eseguito dal giovane Giorgione. E' inoltre di grande interesse l'improvvisa entrata in scena, nel bel mezzo di una festa di corte, dei monaci benedettini. Ci appaiono come una massa scura e dilatata dalla visione dal basso, una lacerazione cromatica geniale che introduce un tocco di mistero e d'inquietudine nella festa, a cui risponde, incontro ai tre monaci, la prominenza che ha la sfinge nel disegno del trono. Quale sia la storia rappresentata, non si può dire con certezza: tre monaci, si direbbero benedettini, vengono ricevuti dal signore di una corte. Anche la destinazione è difficile da immaginare, considerando le misure della tela: il quadro è piccolo, ma il respiro della composizione è monumentale, e reggerebbe le dimensioni di un affresco parietale.

Marescalco nacque a Vicenza e dopo il 1490 si formò presso Bartolomeo Montagna. Per un verso il giovane pittore intensifica il dialogo con l'ambiente milanese, bramantesco e bramantinesco, per l'altro s'inserisce nella Venezia degli ultimissimi anni del Quattrocento con una diversa capacità di appropriazione del linguaggio di Giovanni Bellini. Della prima stagione, a metà degli anni Novanta del Quattrocento, il capolavoro è il Compianto su Cristo morto al museo di Vicenza. In seguito fu attivo in Montagnana, nel cantiere del duomo, e a Venezia, dove dipinse due pale d'altare. Il precoce interesse per il Giorgione nella pala di Castelfranco continua ad innestarsi su una concezione dello spazio che non è veneta ma nettamente lombarda. Inevitabile è pertanto il suo affiancare il percorso di Boccaccio Boccaccino, che a Venezia dall'anno 1500 mostrò interesse per Bellini e Giorgione, ma con un'esperienza alle spalle in ambiti lombardo ed emiliano, o quello del giovane Lorenzo Lotto, nella cui formazione ebbe un ruolo evidente l'incontro con la civiltà di Bramante.

Il classicismo lagunare, in crescita a partire dal 1507, mette in difficoltà il Marescalco, come s'intuisce chiaramente dalle sue pale d'altare per il duomo di Montagnana, eseguite nel 1507 e 1511. La sua Santa Caterina d'Alessandria, invece, anch'essa eseguita per la medesima chiesa e datata 1513 (la cui firma fu ritenuta da molti come ridipinta, mentre la data fu un tempo letta come 1514), è nuovamente assestata su una sonorità di spazio lombarda, tanto da doversi pensare che l'arrivo di Romanino a Padova nel 1513 e la messa in opera l'anno dopo, nel coro di Santa Giustina, della pala che oggi si trova al Museo Civico di Padova, destarono l'anno dopo l'interesse del pittore. Il dipinto in esame è forse piuttosto ascrivibile a questa fase dello sviluppo artistico del pittore.

Ringraziamo il professor Alessandro Ballarin per aver catalogato il dipinto in esame.

Prof. Enrico Maria Dal Pozzolo ha confermato l’attribuzione a Giovanni Buonconsiglio, il Marescalco dopo aver esaminato il dipinto dal vivo.


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old.masters@dorotheum.at

+43 1 515 60 403
Asta: Dipinti antichi
Tipo d'asta: Asta in sala
Data: 09.04.2014 - 18:00
Luogo dell'asta: Vienna | Palais Dorotheum
Esposizione: 29.03. - 09.04.2014

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