La magnanimità di Scipione (Tito Livio XXVI, 50, Petrarca, Africa, IV, 375–388), firmato e datato in basso a sinistra: Douffranck fe+eT. IN. Ao1634, olio su tavola, 53 x 78 cm, con cornice

Provenienza:
Bottega d’arte G. de Salvatore, Dijon (1961);
Collezione privata, Berna (1978);
Vendita all’asta Drouot, Parigi, 07-12-1981, lotto 26;
Galerie Robert Noortman, Maastricht (1982);
Germania del Nord, Collezione privata.

Bibliografia:
Weltkunst, anno 52, quaderno 15, 1982, p. 2037;
U. Härting, Frans Francken der Jüngere, Die Gemälde, mit kritischem Oeuvrekatalog, Freren, 1989, p. 66, p. 77, tavola a colori 13, p. 155, p. 333 e seguente, indice dellßopera-n. 323.

Ursula Härting ha scritto nel 1989 nella sua monografia su Francken del presente dipinto: “Rosa, verde, marrone, ocra sono i valori fondamentali di questa versione datata. Si trovano ancora velature trasparenti come nella manica in primo piano a destra, dove il verde è sovrapposto all’ocra oppure nella veste della madre il rosé, bianco e grigio...” (U. Härting, op. cit., p. 334). Essa scrive sulla composizione del quadro: “Nella composizione della ‘Magnanimità di Scipione’ Frans II devia lievemente dallo schema e rende perspicua la collocazione dei diversi schieramenti. Seguendo la diagonale la composizione si divarica, in alto il condottiero, che restituisce intatta la giovane celtibera al suo promesso, Allucio. Quest’ultimo è in ginocchio circondato dai genitori e dal suo seguito, a destra in basso nel quadro. La larga corsia che divide i due gruppi, seguendo la diagonale, rafforza l’atmosfera della scena fatta di omaggio, spasmodica attesa e magnanimo comportamento del più potente...”.