Lotto No. 213


Jesús Rafael Soto *


Jesús Rafael Soto * - Arte contemporanea I

(Ciudad Bolívar 1923–2005 Parigi)
Senza titolo (Escritura), 1974, firmato, datato 1974 e con dedica sul verso, legno, fil di ferro, vernice e corde di nailon, 102 x 172 x 30 cm

Provenienza:
Collezione Gianni Colombo, Milano (dono dell’artista)
Collezione privata europea

Gianni Colombo fu uno dei più importanti rappresentanti dell’arte cinetica internazionale, sviluppatasi nel corso degli anni Cinquanta e Sessanta. Con le sue opere ha sempre cercato di celebrare la dimensione fisica, corporea e tattile della conoscenza muovendosi all’interno di una dimensione ludica, di gioco e di leggerezza.
Erano anni ricchi di fermento e di voglia di sperimentazione nell’ambito dei quali le esperienze di tantissimi artisti e gruppi di artisti si incontravano alimentandosi a vicenda. Se nel 1959 Colombo fondava il Gruppo T (con Anceschi, Boriani, De Vecchi), il 1960 vedeva la nascita del Groupe de Recherche d’Art Visuel formato da Morellet, Le Parc, Sobrino e altri. Nel frattempo, a Düsseldorf, era nato nel 1957 il Gruppo Zero con Piene e Mack e successivamente Uecker. Alle ricerche dei gruppi sopramenzionati si aggiungono le indagini di artisti quali Soto (che trasforma le superfici piane in spazi tridimensionali ampliando le possibilità di interazione dello spettatore con l’opera) o Dadamaino (che, affascinata dal concetto di movimento, realizza una serie di opere di carattere ottico-dinamico in cui indaga le infinite possibilità percettive).
Le opere di questi artisti rientrano in quel movimento internazionale che rappresentò “Nuove Tendenze” (nato a Zagabria nel 1961 ma la cui influenza fu duratura e globale) dedicato alla ricerca visiva e all’analisi sistematica della percezione.
L’artista sperimenta nuovi equilibri per modificare le sensazioni dello spettatore, stupendolo attraverso la creazione di luoghi sinestetici, campi d’interazione tra i vari organi sensoriali. La volontà è quella di turbare la passività percettiva dei luoghi, dalla galleria al museo, dalla casa al palazzo, mostrando l’inerzia del loro utilizzo.

Dorotheum è lieta di poter presentare in questo catalogo interessanti esempi di queste ricerche, opere rese ancor più preziose da una comune provenienza – la collezione Gianni Colombo – che non fa che testimoniare ulteriormente la vivacità dei rapporti che legavano questi artisti e le loro ricerche così vicine seppur geograficamente distanti.

Jesús Rafael Soto nacque il 5 giugno 1923 a Ciudad Bolívar, nel Venezuela. Compì i suoi studi presso la Escuela de artes plásticas di Caracas dal 1942 al 1947, in seguito diventando direttore della Escuela de bellas artes a Maracaibo, Venezuela, fino al 1950, data in cui si trasferì a Parigi.
A Parigi, partendo da una ricerca astratto-geometrica, giunse, attraverso una serie di soluzioni ‘optical’, alle prime realizzazioni cinetiche; dal 1958 cominciò a integrare l'intervento grafico con cortine di fili e bacchette metalliche sperimentando soluzioni tridimensionali ed ‘environments’.
Il contatto con Colombo e con Nuove Tendenze è un passaggio molto importante per Soto: il gruppo, usando parole di Giovanni Anceschi, “riunisce personalità di diverse provenienze e obiettivi. Tuttavia tutti i membri possono essere ricondotti a un comune denominatore nel senso di una medesima finalità complessiva: una ricerca e una flessione più approfondite intorno ai valori di una realtà autenticamente percettibile. […] Vogliamo mostrare l’ambiguità dentro a un contesto rigoroso. Essa va utilizzata come mezzo per costringere lo spettatore a partecipare. Noi lo vogliamo spingere ad abitare mentalmente l’opera più che a dedicarsi ad una sua contemplazione devozionale.”
L’interpretazione del movimento, ma soprattutto quella dello spazio, rivestono nella visione artistica di Soto un ruolo di assoluta centralità: perché l’opera esista, essa deve essere percorsa attraverso lo spazio sia fisico che mentale che la costituisce dallo spettatore, in un rapporto di poetica complementarità. Le relazioni spaziali nelle sue Escrituras sono fluide. I fili, che hanno una presenza fisica concreta ma ingannevole al di fuori del fondo dipinto, come a costituire la fittizia definizione dello spazio reale, divengono immateriali ed irreali quando, inseguendone il tratto calligrafico, l’occhio si imbatte nelle striature dello sfondo. Lì il loro valore spaziale va dissipandosi, cedendo il posto all’ambiguità e all’indefinito e andando a comporre una scrittura fugace ed illusoria, che danza scivolando attraverso il campo visivo e non si lascia cogliere.

16.05.2018 - 19:00

Prezzo realizzato: **
EUR 491.000,-
Stima:
EUR 240.000,- a EUR 320.000,-

Jesús Rafael Soto *


(Ciudad Bolívar 1923–2005 Parigi)
Senza titolo (Escritura), 1974, firmato, datato 1974 e con dedica sul verso, legno, fil di ferro, vernice e corde di nailon, 102 x 172 x 30 cm

Provenienza:
Collezione Gianni Colombo, Milano (dono dell’artista)
Collezione privata europea

Gianni Colombo fu uno dei più importanti rappresentanti dell’arte cinetica internazionale, sviluppatasi nel corso degli anni Cinquanta e Sessanta. Con le sue opere ha sempre cercato di celebrare la dimensione fisica, corporea e tattile della conoscenza muovendosi all’interno di una dimensione ludica, di gioco e di leggerezza.
Erano anni ricchi di fermento e di voglia di sperimentazione nell’ambito dei quali le esperienze di tantissimi artisti e gruppi di artisti si incontravano alimentandosi a vicenda. Se nel 1959 Colombo fondava il Gruppo T (con Anceschi, Boriani, De Vecchi), il 1960 vedeva la nascita del Groupe de Recherche d’Art Visuel formato da Morellet, Le Parc, Sobrino e altri. Nel frattempo, a Düsseldorf, era nato nel 1957 il Gruppo Zero con Piene e Mack e successivamente Uecker. Alle ricerche dei gruppi sopramenzionati si aggiungono le indagini di artisti quali Soto (che trasforma le superfici piane in spazi tridimensionali ampliando le possibilità di interazione dello spettatore con l’opera) o Dadamaino (che, affascinata dal concetto di movimento, realizza una serie di opere di carattere ottico-dinamico in cui indaga le infinite possibilità percettive).
Le opere di questi artisti rientrano in quel movimento internazionale che rappresentò “Nuove Tendenze” (nato a Zagabria nel 1961 ma la cui influenza fu duratura e globale) dedicato alla ricerca visiva e all’analisi sistematica della percezione.
L’artista sperimenta nuovi equilibri per modificare le sensazioni dello spettatore, stupendolo attraverso la creazione di luoghi sinestetici, campi d’interazione tra i vari organi sensoriali. La volontà è quella di turbare la passività percettiva dei luoghi, dalla galleria al museo, dalla casa al palazzo, mostrando l’inerzia del loro utilizzo.

Dorotheum è lieta di poter presentare in questo catalogo interessanti esempi di queste ricerche, opere rese ancor più preziose da una comune provenienza – la collezione Gianni Colombo – che non fa che testimoniare ulteriormente la vivacità dei rapporti che legavano questi artisti e le loro ricerche così vicine seppur geograficamente distanti.

Jesús Rafael Soto nacque il 5 giugno 1923 a Ciudad Bolívar, nel Venezuela. Compì i suoi studi presso la Escuela de artes plásticas di Caracas dal 1942 al 1947, in seguito diventando direttore della Escuela de bellas artes a Maracaibo, Venezuela, fino al 1950, data in cui si trasferì a Parigi.
A Parigi, partendo da una ricerca astratto-geometrica, giunse, attraverso una serie di soluzioni ‘optical’, alle prime realizzazioni cinetiche; dal 1958 cominciò a integrare l'intervento grafico con cortine di fili e bacchette metalliche sperimentando soluzioni tridimensionali ed ‘environments’.
Il contatto con Colombo e con Nuove Tendenze è un passaggio molto importante per Soto: il gruppo, usando parole di Giovanni Anceschi, “riunisce personalità di diverse provenienze e obiettivi. Tuttavia tutti i membri possono essere ricondotti a un comune denominatore nel senso di una medesima finalità complessiva: una ricerca e una flessione più approfondite intorno ai valori di una realtà autenticamente percettibile. […] Vogliamo mostrare l’ambiguità dentro a un contesto rigoroso. Essa va utilizzata come mezzo per costringere lo spettatore a partecipare. Noi lo vogliamo spingere ad abitare mentalmente l’opera più che a dedicarsi ad una sua contemplazione devozionale.”
L’interpretazione del movimento, ma soprattutto quella dello spazio, rivestono nella visione artistica di Soto un ruolo di assoluta centralità: perché l’opera esista, essa deve essere percorsa attraverso lo spazio sia fisico che mentale che la costituisce dallo spettatore, in un rapporto di poetica complementarità. Le relazioni spaziali nelle sue Escrituras sono fluide. I fili, che hanno una presenza fisica concreta ma ingannevole al di fuori del fondo dipinto, come a costituire la fittizia definizione dello spazio reale, divengono immateriali ed irreali quando, inseguendone il tratto calligrafico, l’occhio si imbatte nelle striature dello sfondo. Lì il loro valore spaziale va dissipandosi, cedendo il posto all’ambiguità e all’indefinito e andando a comporre una scrittura fugace ed illusoria, che danza scivolando attraverso il campo visivo e non si lascia cogliere.


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kundendienst@dorotheum.at

+43 1 515 60 200
Asta: Arte contemporanea I
Tipo d'asta: Asta in sala
Data: 16.05.2018 - 19:00
Luogo dell'asta: Vienna | Palais Dorotheum
Esposizione: 05.05. - 16.05.2018


** Prezzo d’acquisto comprensivo dei diritti d’asta acquirente e IVA

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