Lotto No. 294


Simone Cantarini


(Pesaro 1612 - Verona 1648) San Girolamo’,olio su tela oval 72 x 58 cm,

La luce, proveniente da sinistra, accarezza l’anatomia del santo, mettendo in risalto le pieghe della pelle matura, i riflessi argentei dei capelli e della lunga barba, così sfumata e impalpabile da evocare la grazia dell’ultimo Guido Reni. L’autore del dipinto qui presentato si ispira all’artista bolognese e va segnalato il suo debito compositivo al San Girolamo in preghiera, acquistato dai Barberini nel 1634, ora alla National Gallery di Londra. Tale istanza iconografica permette di riconoscere Simone Cantarini quale artefice del San Girolamo, meditazione più tarda dell’exemplum reniano. Ô noto che il giovane pittore pesarese ebbe occasione di frequentare il cardinale Antonio Barberini junior durante la sua permanenza a Urbino come legato papale tra il 1629 e il 1633 e che sul finire del terzo decennio, fu a Roma dove ebbe occasione di visitare il palazzo alle Quattro Fontane; qui poté studiare le opere del maestro che lo spinsero a trasferirsi a Bologna (A. M. Ambrosini Massari, L’altra faccia della medaglia: relazioni marchigiane di Simone Cantarini, in Simone Cantarini nelle Marche, catalogo della mostra a cura di A. Emiliani, A. M. Ambrosini Massari, M. Cellini, R. Morselli, Pesaro 1997, pp. 52–57). Il volto in penombra consente al pittore di ricercare dolci effetti chiaroscurali che, di riflesso, si estendono a tutta la composizione. Sulla traccia di Reni, Cantarini dipinse piùvolte San Girolamo, con alle spalle un paesaggio come nella tela della Galleria Nazionale delle Marche di Urbino o concentrandosi solo sul volto come nell’esemplare di collezione privata bolognese di cui rimane documentazione nell’Archivio Federico Zeri di Bologna. Il pittore meditò spesso anche sulla figura di San Giuseppe, che gli consentiva di mostrare tutta la sua abilità tecnica, nell’incisiva perentorietà degli incarnati stanchi e ispessiti dal tempo. Per motivi stilistici il dipinto si colloca nella fase matura dell’artista a ridosso della sua morte avvenuta a Verona nel 1648 all’età di trentasei anni. Siamo grati ad Adriano Amendola per l’aiuto nella catalogazione del presente dipinto

Esperto: Mark MacDonnell Mark MacDonnell
+43 1 515 60 403

mark.macdonnell@dorotheum.at

21.04.2010 - 18:00

Stima:
EUR 15.000,- a EUR 20.000,-

Simone Cantarini


(Pesaro 1612 - Verona 1648) San Girolamo’,olio su tela oval 72 x 58 cm,

La luce, proveniente da sinistra, accarezza l’anatomia del santo, mettendo in risalto le pieghe della pelle matura, i riflessi argentei dei capelli e della lunga barba, così sfumata e impalpabile da evocare la grazia dell’ultimo Guido Reni. L’autore del dipinto qui presentato si ispira all’artista bolognese e va segnalato il suo debito compositivo al San Girolamo in preghiera, acquistato dai Barberini nel 1634, ora alla National Gallery di Londra. Tale istanza iconografica permette di riconoscere Simone Cantarini quale artefice del San Girolamo, meditazione più tarda dell’exemplum reniano. Ô noto che il giovane pittore pesarese ebbe occasione di frequentare il cardinale Antonio Barberini junior durante la sua permanenza a Urbino come legato papale tra il 1629 e il 1633 e che sul finire del terzo decennio, fu a Roma dove ebbe occasione di visitare il palazzo alle Quattro Fontane; qui poté studiare le opere del maestro che lo spinsero a trasferirsi a Bologna (A. M. Ambrosini Massari, L’altra faccia della medaglia: relazioni marchigiane di Simone Cantarini, in Simone Cantarini nelle Marche, catalogo della mostra a cura di A. Emiliani, A. M. Ambrosini Massari, M. Cellini, R. Morselli, Pesaro 1997, pp. 52–57). Il volto in penombra consente al pittore di ricercare dolci effetti chiaroscurali che, di riflesso, si estendono a tutta la composizione. Sulla traccia di Reni, Cantarini dipinse piùvolte San Girolamo, con alle spalle un paesaggio come nella tela della Galleria Nazionale delle Marche di Urbino o concentrandosi solo sul volto come nell’esemplare di collezione privata bolognese di cui rimane documentazione nell’Archivio Federico Zeri di Bologna. Il pittore meditò spesso anche sulla figura di San Giuseppe, che gli consentiva di mostrare tutta la sua abilità tecnica, nell’incisiva perentorietà degli incarnati stanchi e ispessiti dal tempo. Per motivi stilistici il dipinto si colloca nella fase matura dell’artista a ridosso della sua morte avvenuta a Verona nel 1648 all’età di trentasei anni. Siamo grati ad Adriano Amendola per l’aiuto nella catalogazione del presente dipinto

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Asta: Dipinti antichi
Tipo d'asta: Asta in sala
Data: 21.04.2010 - 18:00
Luogo dell'asta: Vienna | Palais Dorotheum
Esposizione: 10.04. - 21.04.2010

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