(Arpino 1568– Roma 1640)
Cristo morto retto da Dio padre e accompagnato da due angeli (iconografia detta “trono della Grazia”),
olio su tela, cm 66 x 50, in cornice

Provenienza:
collezione privata europea.

Siamo grati al professor dr. Herwarth Röttgen, per aver confermato l’attribuzione del dipinto in esame dopo aver esaminato l’originale (comunicazione scritta, 17 febbraio 2013).

Quest’opera finora inedita è stata attribuita da Herwarth Röttgen a Giuseppe Cesari come lavoro integralmente autografo, datato al periodo tardo del pittore.

La composizione trovò a quanto pare un certo gradimento, poiché ne è nota quantomeno un’altra versione nella Fondazione Sgarbi-Cavallini datata intorno al 1630–1635 (vedi H. Röttgen, Il Cavalier Giuseppe Cesari d’Arpino. Un grande pittore nello splendore della fama e nell’incostanza della fortuna, Roma 2002, pag. 470, n. 251).
Secondo Röttgen la grande forza espressiva dei due leggiadri angeli che compaiono dinanzi al corpo pallido di Cristo, nonché l’esecuzione più dettagliata delle loro vesti, nel raffronto con la tipologia piuttosto standardizzata dei volti degli angeli nella versione Sgarbi-Cavallini, suggerirebbero che il dipinto in esame sia la versione originaria e che pertanto sarebbe più antica della versione di cui sopra – all’incirca intorno al 1622, temporalmente vicina alla Madonna con Gesù Bambino seduto e due angeli dell’affresco della volta di San Crisogono a Roma (vedi Röttgen 2002, n. 195).

Cavalier d’Arpino era l’artista prediletto di Papa Clemente VIII e dominò la scena artistica ufficiale romana negli anni intorno al 1600. Fra le sue opere più celebri si annoverano grandi decorazioni affrescate, ad esempio nel transetto di San Giovanni in Laterano e nel Palazzo dei Conservatori al Campidoglio; ma non mancavano i quadri di devozione di piccolo formato che eseguiva per committenti privati, come il dipinto in esame.