Lotto No. 613


Giovanni Francesco Barbieri, il Guercino (Cento 1591 – Bologna 1666)


Giovanni Francesco Barbieri,  il Guercino (Cento 1591 – Bologna 1666) - Dipinti antichi

Allegoria della Madonna come personficazione della Carità, ?olio su tela , cm 138,5 x 172,5, in cornice.

Ringraziamo Nicholas Turner per aver confermato l’attribuzione dopo aver preso visione del dipinto dal vivo.

Quest’opera riscoperta è con grande probabilità quella “Carità con li 3 Putti“, per la quale il Guercino ricevette da padre D. Gregorio Maffoni 150 scudi il 26 settembre del 1644.(1) Rifacendosi al sistema usato dal Guercino nel calcolare il prezzo delle sue opere tenendo conto della grandezza delle figure di una composizione, tale importo corrisponderebbe all’incirca alla tela in oggetto, con una mezza figura di donna adulta, due cherubini e testa e spalle di un bambino(per gli ultimi tre elementi pittorici grossomodo sarebbe stato calcolato il prezzo di tre teste di adulto).(2) Padre Maffoni ricevette forse uno sconto, considerando che era un religioso. Nella sua biografia dell’artista, il Malvasia cita la Carità fra le opere commissionate al pittore nel 1644: “Una Carità con tre putti al P. Maffoni”.(3)

Lo stile pittorico del dipinto è conforme a quello delle opere del Guercino risalenti alla metà degli anni Quaranta del Seicento. Nel 1642 il pittore lasciò il paese natale di Cento per recarsi a Bologna, dove divenne il maggior pittore della città alla morte del suo acerrimo rivale Guido Reni (1573–1642) in quello stesso anno. Quella posizione preminente contribuì allo sviluppo di uno stile che si era già delineato nei dipinti di qualche anno prima e che lo indusse ad eseguire composizioni dalla concezione classica più rigorosa e dalla tavolozza più ampia. Questo stile più elevato proseguì anche durante la successiva maturazione artistica del Guercino. La concezione più pura e più spirituale coincise anche con una trasformazione del gusto dei suoi committenti, che da un lato erano smaniosi di possedere un dipinto autografo dell’artista, ormai divenuto celebre, e d’altro canto indulgevano anch’essi alla sempre più diffusa predilezione internazionale per lo stile classico.

Le indagini ai raggi x della Carità mostrano che Guercino aveva eseguito alcuni piccoli ritocchi anche dopo aver iniziato a dipingere. I pentimenti più evidenti si ritrovano sul bordo inferiore sinistro, dove il contorno dell’ombra gettata dalla coperta sul materasso prosegue sulla coscia destra della Carità, dal che si deduce che le ginocchia in un primo momento erano maggiormente dirette verso destra (ill. 1). Da una stampa ritoccata della Carità, realizzata in base ad un disegno alla sanguigna del Guercino oggi perduto e appartenente ad un grande ciclo di stampe da disegni alla sanguigna del Guercino alla Royal Library, Windsor Castle, emerge uno stadio della composizione in cui le ginocchia si sporgevano a sinistra oltre l’orlo del letto (sulla stampa le ginocchia sono a destra, poiché nella trasposizione l’originale del Guercino appare in controparte) (ill. 2).(4) In tutta l’opera del Guercino il fatto di lasciarsi aperte varie opzioni fino all’ultimo ci appare come una caratteristica della sua metodologia.

Un altro interessante pentimento non facilmente riconoscibile nell’indagine ai raggi x, riguarda la gamba sinistra del cherubino in piedi sulla sinistra, che regge in alto un cuscino con le due mani. Nel dipinto finito la sua gamba sinistra si trova in ombra ed è quasi verticale, mentre la luce gli illumina la gamba destra. L’indagine ai raggi x mostra che in origine aveva la gamba sinistra piegata in basso, analogamente alla gamba sinistra del suo pendant a destra nel quadro, su cui anche in questo caso cade l’ombra. Guercino ha forse operato questa modifica per evitare una non piacevole ripetizione della postura della gamba delle due figure contrapposte.

Il turbante indossato dalla Carità è simile al copricapo di Cleopatra nel quadro Cleopatra davanti ad Ottaviano Augusto nella Pinacoteca Capitolina di Roma del 1640, dove Cleopatra porta inoltre anch’ella un abito rosso.(5) Il materasso coperto da un lenzuolo bianco, il baldacchino color porpora tirato sui lati e i pesanti cuscini con le nappe agli angoli ricordano la scena ancora più sontuosa del dipinto Morte di Cleopatra nella Galleria d’arte del Comune a Palazzo Rosso a Genova del 1648.(6) E lo sguardo che la Carità rivolge di lato al cherubino a destra ricorda lo sguardo, in questo caso rivolto all’osservatore, del cherubino che accompagna la Sibilla frigia (1647, collezione privata).(7) 

Un bozzetto per la Carità si conserva nella Burrell Collection, Glasgow Museum, ed è stato di recente pubblicato da Robert Wenley. A quanto pare si tratta di una prima idea per il dipinto destinato al Maffoni, non ancora conosciuto nel momento in cui Wenley compose il suo testo (ill. 3).(8) Lo stile del disegno fa presumere una datazione intorno alla metà degli anni Quaranta del Seicento: presenta notevoli analogie con alcuni bozzetti del Guercino per la pala d’altare del Rinvenimento della vera croce eseguito nel 1644 per la chiesa di S. Lazzaro dei Mendicanti a Venezia.(9) Le numerose differenze fra il disegno di Glasgow e il dipinto riguardano anche la testa della Carità, che nel disegno è descritta di profilo rivolta verso destra, mentre nel dipinto assume una posizione piuttosto frontale; inoltre la testa del bambino che beve compare sul disegno a destra e non a sinistra. Il dipinto alla sanguigna più sopra menzionato, oggi perduto, di cui esiste una riproduzione a Windsor, faceva parte di una fase di lavorazione molto successiva.

Wenley ha correttamente messo in correlazione il dipinto di Glasgow con la composizione della tela in esame, in precedenza nota soltanto grazie ad una replica non eccellente di una collezione privata, attribuita al giovane nipote del Guercino, Cesare Gennari (1637–1688).(10) La ricomparsa del quadro in oggetto rende più probabile che il dipinto della collezione privata sia soltanto una replica di un allievo del Guercino e sia stato forse eseguito nella bottega del pittore, prima che l’originale venisse consegnato al Maffoni. Non poteva infatti essere opera di Cesare Gennari, perché nel 1644 questi aveva appena sette anni d’età.

Ringraziamo Nicolas Turner per aver catalogato il dipinto in esame.

Note:
1  B. Ghelfi, Il libro dei conti del Guercino, 1629–1666, Nuova Alfa 1997, p. 122, n. 316, come non identificato.
2  Le teste venivano calcolate a 25 ducati ciascuna (33,75 scudi), le mezze figure a 50 ducati (67,5 scudi) e le figure intere a 100 ducati (135 scudi).
3  C. C. Malvasia, Felsina Pittrice, a cura di, 1841, II, p. 266.
4  Windsor Castle, Royal Library, inv. n. 2966; stampa offset ritoccata alla sanguigna; mm 197 x 269 (D. Mahon e N. Turner, The Drawings of Guercino in the Collection of Her Majesty the Queen at Windsor Castle, Cambridge 1989, p. 200, n. 712). Uno studio giovanile al Teyler Museum, Haarlem, per la Morte di Cleopatra del Guercino del 1648 presso la Galleria d’Arte del Comune, Palazzo Rosso, Genova, ci mostra Cleopatra seduta all’altra estremità del letto, con le gambe che penzolano sul lato, analogamente a quelle della Carità della presente composizione, eseguita quattro anni prima, e in particolare in maniera simile a quel bozzetto scomparso di cui si conserva una stampa alla sanguigna (C. Van Tuyll Serooskerken, Guercino (1591–1666), Drawings from Dutch Collections, Gravenhage 1991, pp. 130/31, n. 54).
L’affermazione contenuta nel catalogo di Windsor secondo cui esisterebbe una correlazione fra il disegno alla sanguigna scomparso e la Carità del Dayton Art Institute, Dayton, Ohio, non appare più sostenibile alla luce della ricomparsa del quadro in esame.
5  L. Salerno, I dipinti del Guercino, Roma 1988, p. 268, n. 184; e D. Mahon, “Catalogo critico“, in: Giovanni Francesco Barbieri Il Guercino 1591–1666, catalogo della mostra, D. Mahon, Museo Civico Archeologico, Bologna, e Pinacoteca Civica e Chiesa del Rosario, Cento, settembre-novembre 1991, p. 234, n. 84.
La Carità dall’abbigliamento esotico rimanda agli affreschi delle Sibille nelle lunette della cupola del duomo di Piacenza, dipinte dal Guercino nel 1627. Lì le figure indossano elaborati copricapo fra cui turbanti (per gli affreschi cfr. Salerno 1988, pp. 203–206, n. 114, M-P). Nel lungo catalogo delle opere del Guercino si conservano varie iconografie della Carità, sia dipinte che disegnate. Fra queste figura anche un celebre disegno a penna acquerellato della Carità con un vegliardo al British Museum, Londra, databile alla metà degli anni Venti del Seicento (inv. n. 1895-9-15-706; penna in marrone, acquerellata in marrone; mm 268 x 417, vedi N. Turner e C. Plazzotta, Drawings by Guercino from British Collections, Londra 1991, p. 82, n. 54, e p. 240, n. 9).
Non è stato ancora rinvenuto un dipinto della Carità attribuibile con grande probabilità al tardo Guercino. Faceva parte di un gruppo di dipinti di svariati periodi rimasti nella casa del pittore dopo la sua morte. Il quadro viene descritto come “Una Carità con tre puttini, che scherzano mirabilmente“ (Malvasia 1841, II, p. 27). Una composizione in formato verticale dello stesso tema, in cui la Carità porta ancora una volta un turbante, è tramandata da un disegno di Guercino al British Museum, attribuito un tempo dall’autore a Cesare Gennari e di cui egli oggi ritiene che sia stato eseguito dallo stesso Guercino (inv. n. 1884-3-8-9, gessetto nero, mm 224 x 193, cfr. Turner e Plazzotta 1991, p. 289, App. n. 120). Il disegno del British Museum è evidentemente correlato ad un dipinto universalmente attribuito a Cesare Gennari che si trova nella Galleria Nazionale d’Arte Antica a Roma. Potrebbe plausibilmente trattarsi di una copia di bottega di un’opera del Guercino oggi perduta.
6  Salerno 1988, p. 325, n. 252; e Mahon 1991, pp. 310/11, n. 117.
7  Mahon 1991, pp. 310/11, n. 117.
8  Glasgow, Glasgow Museums, Burrell Collection: inv. n. 36.41; penna in marrone, acquerellata in marrone; mm 155 x 193 (R. Wenley, “Guercino in Glasgow“, Master Drawings, XLVIII, n. 2, 2010, pp. 179–181, tav. 1).
9  Ad esempio il disegno della Royal Library, Windsor Castle, inv. n. 2681 (Mahon e Turner 1989, n. 110; N. Turner e C. Plazzotta, Drawings by Guercino from British Collections, Londra e Roma, pp. 165/66, n. 136).
10 Wenley 2010, p. 180, tav. 4. Vedi inoltre E. Negro, M. Pirondini und N. Roio, La scuola del Guercino, Modena 2004, p. 209 e p. 228, tav. 374, dove viene proposta una datazione del dipinto agli inizi del settimo decennio del Seicento.

Esperto: Dr. Alexander Strasoldo Dr. Alexander Strasoldo
+43-1-515 60-556

alexander.strasoldo@dorotheum.at

17.10.2012 - 18:00

Prezzo realizzato: **
EUR 317.500,-
Stima:
EUR 200.000,- a EUR 300.000,-

Giovanni Francesco Barbieri, il Guercino (Cento 1591 – Bologna 1666)


Allegoria della Madonna come personficazione della Carità, ?olio su tela , cm 138,5 x 172,5, in cornice.

Ringraziamo Nicholas Turner per aver confermato l’attribuzione dopo aver preso visione del dipinto dal vivo.

Quest’opera riscoperta è con grande probabilità quella “Carità con li 3 Putti“, per la quale il Guercino ricevette da padre D. Gregorio Maffoni 150 scudi il 26 settembre del 1644.(1) Rifacendosi al sistema usato dal Guercino nel calcolare il prezzo delle sue opere tenendo conto della grandezza delle figure di una composizione, tale importo corrisponderebbe all’incirca alla tela in oggetto, con una mezza figura di donna adulta, due cherubini e testa e spalle di un bambino(per gli ultimi tre elementi pittorici grossomodo sarebbe stato calcolato il prezzo di tre teste di adulto).(2) Padre Maffoni ricevette forse uno sconto, considerando che era un religioso. Nella sua biografia dell’artista, il Malvasia cita la Carità fra le opere commissionate al pittore nel 1644: “Una Carità con tre putti al P. Maffoni”.(3)

Lo stile pittorico del dipinto è conforme a quello delle opere del Guercino risalenti alla metà degli anni Quaranta del Seicento. Nel 1642 il pittore lasciò il paese natale di Cento per recarsi a Bologna, dove divenne il maggior pittore della città alla morte del suo acerrimo rivale Guido Reni (1573–1642) in quello stesso anno. Quella posizione preminente contribuì allo sviluppo di uno stile che si era già delineato nei dipinti di qualche anno prima e che lo indusse ad eseguire composizioni dalla concezione classica più rigorosa e dalla tavolozza più ampia. Questo stile più elevato proseguì anche durante la successiva maturazione artistica del Guercino. La concezione più pura e più spirituale coincise anche con una trasformazione del gusto dei suoi committenti, che da un lato erano smaniosi di possedere un dipinto autografo dell’artista, ormai divenuto celebre, e d’altro canto indulgevano anch’essi alla sempre più diffusa predilezione internazionale per lo stile classico.

Le indagini ai raggi x della Carità mostrano che Guercino aveva eseguito alcuni piccoli ritocchi anche dopo aver iniziato a dipingere. I pentimenti più evidenti si ritrovano sul bordo inferiore sinistro, dove il contorno dell’ombra gettata dalla coperta sul materasso prosegue sulla coscia destra della Carità, dal che si deduce che le ginocchia in un primo momento erano maggiormente dirette verso destra (ill. 1). Da una stampa ritoccata della Carità, realizzata in base ad un disegno alla sanguigna del Guercino oggi perduto e appartenente ad un grande ciclo di stampe da disegni alla sanguigna del Guercino alla Royal Library, Windsor Castle, emerge uno stadio della composizione in cui le ginocchia si sporgevano a sinistra oltre l’orlo del letto (sulla stampa le ginocchia sono a destra, poiché nella trasposizione l’originale del Guercino appare in controparte) (ill. 2).(4) In tutta l’opera del Guercino il fatto di lasciarsi aperte varie opzioni fino all’ultimo ci appare come una caratteristica della sua metodologia.

Un altro interessante pentimento non facilmente riconoscibile nell’indagine ai raggi x, riguarda la gamba sinistra del cherubino in piedi sulla sinistra, che regge in alto un cuscino con le due mani. Nel dipinto finito la sua gamba sinistra si trova in ombra ed è quasi verticale, mentre la luce gli illumina la gamba destra. L’indagine ai raggi x mostra che in origine aveva la gamba sinistra piegata in basso, analogamente alla gamba sinistra del suo pendant a destra nel quadro, su cui anche in questo caso cade l’ombra. Guercino ha forse operato questa modifica per evitare una non piacevole ripetizione della postura della gamba delle due figure contrapposte.

Il turbante indossato dalla Carità è simile al copricapo di Cleopatra nel quadro Cleopatra davanti ad Ottaviano Augusto nella Pinacoteca Capitolina di Roma del 1640, dove Cleopatra porta inoltre anch’ella un abito rosso.(5) Il materasso coperto da un lenzuolo bianco, il baldacchino color porpora tirato sui lati e i pesanti cuscini con le nappe agli angoli ricordano la scena ancora più sontuosa del dipinto Morte di Cleopatra nella Galleria d’arte del Comune a Palazzo Rosso a Genova del 1648.(6) E lo sguardo che la Carità rivolge di lato al cherubino a destra ricorda lo sguardo, in questo caso rivolto all’osservatore, del cherubino che accompagna la Sibilla frigia (1647, collezione privata).(7) 

Un bozzetto per la Carità si conserva nella Burrell Collection, Glasgow Museum, ed è stato di recente pubblicato da Robert Wenley. A quanto pare si tratta di una prima idea per il dipinto destinato al Maffoni, non ancora conosciuto nel momento in cui Wenley compose il suo testo (ill. 3).(8) Lo stile del disegno fa presumere una datazione intorno alla metà degli anni Quaranta del Seicento: presenta notevoli analogie con alcuni bozzetti del Guercino per la pala d’altare del Rinvenimento della vera croce eseguito nel 1644 per la chiesa di S. Lazzaro dei Mendicanti a Venezia.(9) Le numerose differenze fra il disegno di Glasgow e il dipinto riguardano anche la testa della Carità, che nel disegno è descritta di profilo rivolta verso destra, mentre nel dipinto assume una posizione piuttosto frontale; inoltre la testa del bambino che beve compare sul disegno a destra e non a sinistra. Il dipinto alla sanguigna più sopra menzionato, oggi perduto, di cui esiste una riproduzione a Windsor, faceva parte di una fase di lavorazione molto successiva.

Wenley ha correttamente messo in correlazione il dipinto di Glasgow con la composizione della tela in esame, in precedenza nota soltanto grazie ad una replica non eccellente di una collezione privata, attribuita al giovane nipote del Guercino, Cesare Gennari (1637–1688).(10) La ricomparsa del quadro in oggetto rende più probabile che il dipinto della collezione privata sia soltanto una replica di un allievo del Guercino e sia stato forse eseguito nella bottega del pittore, prima che l’originale venisse consegnato al Maffoni. Non poteva infatti essere opera di Cesare Gennari, perché nel 1644 questi aveva appena sette anni d’età.

Ringraziamo Nicolas Turner per aver catalogato il dipinto in esame.

Note:
1  B. Ghelfi, Il libro dei conti del Guercino, 1629–1666, Nuova Alfa 1997, p. 122, n. 316, come non identificato.
2  Le teste venivano calcolate a 25 ducati ciascuna (33,75 scudi), le mezze figure a 50 ducati (67,5 scudi) e le figure intere a 100 ducati (135 scudi).
3  C. C. Malvasia, Felsina Pittrice, a cura di, 1841, II, p. 266.
4  Windsor Castle, Royal Library, inv. n. 2966; stampa offset ritoccata alla sanguigna; mm 197 x 269 (D. Mahon e N. Turner, The Drawings of Guercino in the Collection of Her Majesty the Queen at Windsor Castle, Cambridge 1989, p. 200, n. 712). Uno studio giovanile al Teyler Museum, Haarlem, per la Morte di Cleopatra del Guercino del 1648 presso la Galleria d’Arte del Comune, Palazzo Rosso, Genova, ci mostra Cleopatra seduta all’altra estremità del letto, con le gambe che penzolano sul lato, analogamente a quelle della Carità della presente composizione, eseguita quattro anni prima, e in particolare in maniera simile a quel bozzetto scomparso di cui si conserva una stampa alla sanguigna (C. Van Tuyll Serooskerken, Guercino (1591–1666), Drawings from Dutch Collections, Gravenhage 1991, pp. 130/31, n. 54).
L’affermazione contenuta nel catalogo di Windsor secondo cui esisterebbe una correlazione fra il disegno alla sanguigna scomparso e la Carità del Dayton Art Institute, Dayton, Ohio, non appare più sostenibile alla luce della ricomparsa del quadro in esame.
5  L. Salerno, I dipinti del Guercino, Roma 1988, p. 268, n. 184; e D. Mahon, “Catalogo critico“, in: Giovanni Francesco Barbieri Il Guercino 1591–1666, catalogo della mostra, D. Mahon, Museo Civico Archeologico, Bologna, e Pinacoteca Civica e Chiesa del Rosario, Cento, settembre-novembre 1991, p. 234, n. 84.
La Carità dall’abbigliamento esotico rimanda agli affreschi delle Sibille nelle lunette della cupola del duomo di Piacenza, dipinte dal Guercino nel 1627. Lì le figure indossano elaborati copricapo fra cui turbanti (per gli affreschi cfr. Salerno 1988, pp. 203–206, n. 114, M-P). Nel lungo catalogo delle opere del Guercino si conservano varie iconografie della Carità, sia dipinte che disegnate. Fra queste figura anche un celebre disegno a penna acquerellato della Carità con un vegliardo al British Museum, Londra, databile alla metà degli anni Venti del Seicento (inv. n. 1895-9-15-706; penna in marrone, acquerellata in marrone; mm 268 x 417, vedi N. Turner e C. Plazzotta, Drawings by Guercino from British Collections, Londra 1991, p. 82, n. 54, e p. 240, n. 9).
Non è stato ancora rinvenuto un dipinto della Carità attribuibile con grande probabilità al tardo Guercino. Faceva parte di un gruppo di dipinti di svariati periodi rimasti nella casa del pittore dopo la sua morte. Il quadro viene descritto come “Una Carità con tre puttini, che scherzano mirabilmente“ (Malvasia 1841, II, p. 27). Una composizione in formato verticale dello stesso tema, in cui la Carità porta ancora una volta un turbante, è tramandata da un disegno di Guercino al British Museum, attribuito un tempo dall’autore a Cesare Gennari e di cui egli oggi ritiene che sia stato eseguito dallo stesso Guercino (inv. n. 1884-3-8-9, gessetto nero, mm 224 x 193, cfr. Turner e Plazzotta 1991, p. 289, App. n. 120). Il disegno del British Museum è evidentemente correlato ad un dipinto universalmente attribuito a Cesare Gennari che si trova nella Galleria Nazionale d’Arte Antica a Roma. Potrebbe plausibilmente trattarsi di una copia di bottega di un’opera del Guercino oggi perduta.
6  Salerno 1988, p. 325, n. 252; e Mahon 1991, pp. 310/11, n. 117.
7  Mahon 1991, pp. 310/11, n. 117.
8  Glasgow, Glasgow Museums, Burrell Collection: inv. n. 36.41; penna in marrone, acquerellata in marrone; mm 155 x 193 (R. Wenley, “Guercino in Glasgow“, Master Drawings, XLVIII, n. 2, 2010, pp. 179–181, tav. 1).
9  Ad esempio il disegno della Royal Library, Windsor Castle, inv. n. 2681 (Mahon e Turner 1989, n. 110; N. Turner e C. Plazzotta, Drawings by Guercino from British Collections, Londra e Roma, pp. 165/66, n. 136).
10 Wenley 2010, p. 180, tav. 4. Vedi inoltre E. Negro, M. Pirondini und N. Roio, La scuola del Guercino, Modena 2004, p. 209 e p. 228, tav. 374, dove viene proposta una datazione del dipinto agli inizi del settimo decennio del Seicento.

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Asta: Dipinti antichi
Tipo d'asta: Asta in sala
Data: 17.10.2012 - 18:00
Luogo dell'asta: Vienna | Palais Dorotheum
Esposizione: 06.10. - 17.10.2012


** Prezzo d'acquisto comprensivo di tassa di vendita e IVA

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